La parola 'vivisezione' rappresenta per molti 'non addetti ai lavori' un termine ignoto o di cui non si riesce a cogliere del tutto il significato.
Letteralmente la vivisezione costituisce una sperimentazione 'in vivo' che generalmente vede come protagonisti esemplari di varie specie animali: da ratti a cavie, da conigli a gatti, da cani a scimmie.
La vivisezione è adoperata come pratica che, secondo i suoi sostenitori, è utile ed indispensabile per testare sostanze sia in ambito cosmetico che nel settore della ricerca scientiica.
La sperimentazione animale, infatti, costituisce proprio uno dei passaggi intermedi della ricerca.
Di fatto, però, anche molti scienziati si sono interrogati non solo sull'aspetto etico, considerando che si torturano e uccidono creature senzienti (quale che sia il nobile scopo per cui siano giustificati tali mezzi), ma anche l'effettiva utilità ed insostituibilità di tali metodi.
Si tenta, quindi, di far nascere un dibattito che porti a svelare cosa si nasconde realmente dietro alla pratica della vivisezione. Il sospetto è che altri interessi più forti e meno nobili possano continuare a giustificare e coprire tanta crudeltà.
Tra gli animali destinati alla vivisezione vi sono anche i cani, in particolare la razza Beagle è una tra le più 'consigliate' per la sperimentazione data la docilità di questi esemplari, 'facili' da torturare.
A questo proposito è nato un movimento 'Fermare Green Hill' (www.fermaregreenhill.net) che negli scorsi anni ha protestato in particolare contro la presenza di allevamenti di cani razza Beagle presso Montichiari (BS), destinati a laboratori farmaceutici di tutta Europa.
In questi giorni si compie l'ennesimo atto di questa protesta pacifica che mira a raggiungere l'obiettivo della chusura dell'allevamento, salvando quindi migliaia di questi docili e affettuosi amici dell'uomo (ahiloro!) che vanno incontro a sofferenza e morte.
Per ulteriori approfondimenti sulla controversa tematica della vivisezione vi offriamo alcuni link utili:
Infine, vi consiglio di ascoltare l'intervista al prof. Fedi, davvero illuminante sulla questione!